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Giomiri

Giomiri

Scrivendo lascio piccole tracce affinché io possa comprendermi e gli altri sappiano meglio interpretare i miei silenzi...
Scrivere mi regala serenità, mi riconcilia con il mondo. ... (continua)


La sua poesia preferita:
In perfetto equilibrio
E il silenzio s’è fatto acqua,
tra i respiri trattenuti
questa casa non ci somiglia più.
I muri sono ombre
tra tutte le parole lasciate lì, a macerare,
mentre il sonno non viene.
Raccolgo la biancheria sparsa per le stanze,
tracce mischiate a...  leggi...

Nell'albo d'oro:
Il mio amore di pece
Il mio amore di pece
esiste perché tu esisti
e scivola come lacrima
dagli occhi alla bocca
che ti attende

E' nero il mio amore di pece
come la notte che m'inghiotte
incapace di lenire il mio amore
- il mio dolore di te -

Affondo...  leggi...

Luce
Nella brevità di un respiro
nasco
e l’universo immobile
m’attende

Ch’io versi la prima lacrima
ad irrigare l’arsura eterne delle parole

O che il mio vagito
infranga il silenzio
della solitudine che mi guarda

Nulla è...  leggi...

Da quand'è
Da quand'è che il tuo nome
non si affaccia alle mie labbra
e con leggerezza
si confonde
con l'eco di quei giorni
mortali
Da quand'è che le mie mani
hanno nostalgia delle tue
timide e appassionate
ad esplorare quella...  leggi...

Di te m'accorgo ora
Di te m'accorgo
ora
che il ventre piatto
s'increspa a cercar il fiato
lentamente s'insinua negli occhi
confondendo la luce
con quel riverbero che si fa smeraldo
e conserva la maturità del cielo.
E l'onda si fa piena
e mi fa custode...  leggi...

Padre e figlio
Ti scrivo figlio mio

La notte si sta portando via ogni mia speranza

Ti penso figlio mio

Mi culla il desiderio di un...  leggi...

Mio nome
"Mio nome"

Se questo
è quanto resta del nome
(mio nome),
braccia lungo i fianchi
a trattenere
corpi...  leggi...

Amico
Ti ho cercato fra molti visi
due scuri carboni
che dessero al cuore
sussulti
Ho cercato
le ombre e le luci
che spesso...  leggi...

Il mio amarti
Non sono anni
quelli che vedi
scolpiti a matita
sul tuo viso
Ma perimetri
di secoli d'amore.
Perché se...  leggi...

Fotografia - dedicata a Alda Merini
C'è il fumo
di quell'eterna sigaretta,
fra te e l'obbiettivo
come velo
sulla profondità di uno sguardo...  leggi...

Giomiri

Giomiri
 Le sue poesie

La sua poesia preferita:
 
In perfetto equilibrio (06/07/2019)

La prima poesia pubblicata:
 
Fotografia - dedicata a Alda Merini (12/01/2006)

L'ultima poesia pubblicata:
 
Ho scoperto (09/03/2024)

Giomiri vi consiglia:
 In perfetto equilibrio (06/07/2019)
 Il tuo profumo (06/03/2020)
 Il mio amarti (19/01/2006)

La poesia più letta:
 
Quando il mio corpo è col tuo (16/09/2010, 16194 letture)

Giomiri ha 10 poesie nell'Albo d'oro.

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L'estate dell'83

Amore

Ti ho riconosciuto subito, senza alcuna esitazione. Solo lo stupore di vederti, dopo tanto tempo. Sei sempre lo stesso, più maturo nei lineamenti, ma gli occhi sono gli stessi, quelli di allora. Vent’anni. In un secondo hai cancellato i corridoi di questo supermercato e la folla di carrelli nervosi.

Siamo tornati indietro, all’improvviso, a quell’estate, quella dell’83. Chissà se la ricordi, così come io la ricordo…

Era finita da poco la scuola, io ero in terza superiore, tu quell’anno avevi gli esami di maturità e studiavi come un matto. Passavamo i pomeriggi ai giardini, quelli dietro casa: adesso c’è un concessionario dove le chiacchiere della nostra compagnia rinsaldavano i nostri sogni di adolescenti. Ma quell’anno i pomeriggi erano senza di te.

Ti ricordi quando Gianna, Lory, Mary ed io ci presentammo a casa tua, con la scusa che volevamo esserti d’aiuto per lo studio e tu con una risata smontasti i nostri buoni propositi, consapevole del fascino che esercitavi su di noi.

Noi tutte non facevamo altro che parlare di te: ognuna di noi sognava di diventare la tua ragazza, ma tu eri lontano anni luce da noi e dai nostri desideri.

Ma il momento che aspettavamo era la sera, quando tutta la compagnia si ritrovava sul muretto dietro casa, a raccontare barzellette e a suonare la chitarra. E quante volte gli inquilini che si affacciavano sul nostro muretto ci mandavano via insultandoci o investendoci con secchi d’acqua gelida, quando il nostro vociare si faceva più intenso.

E le liti e le parole infuocate come l’asfalto di quelle sere di Luglio, quante cose potrebbe raccontare di noi quei marciapiedi.

Mi ricordo i preparativi, la sera, prima di arrivare in via: il trucco, eccessivo, il vestito, i capelli. Due ore per decidere cosa indossare, con le urla di mia madre perché occupavo il bagno per un tempo interminabile.

Ma io non sentivo, volevo essere bella, così come le altre che alle otto e mezza venivano a citofonarmi. Non rispondevo neanche. Giù per le scale a perdifiato, senza aspettare l’ascensore,

quattro piani volando e poi a guardarci nel riflesso del vetro del portone. E mentre uscivamo davamo inizio al rito. Chi doveva venirti a chiamare. Alla fine stanche di litigare avevamo deciso dei turni. Eravamo sette ragazze: una ragazza per sera.

Quando toccava a me, rubavo anche il profumo a mia mamma. Lo sai che riesco ancora a percepire la tensione di quando venivo sotto il tuo portone e poggiavo l’indice sul citofono dove c’era la targhetta col tuo cognome “Preziosi”. Le mani mi tremavano e sentivo freddo e caldo insieme. E il dover pronunciare il mio nome mi sembrava uno sforzo al di sopra delle mi possibilità.

- Sono Olga…- tutto qui e tu che rispondevi: - Arrivo…-

Parole, parole fiumi di parole e di sguardi, le nostre serate, fino a quando mio padre non si affacciava al balcone e allora sapevo che la mia serata si era conclusa, e la delusione per il rietro si amalgamava con le speranze per quella che sarebbe arrivata l’indomani.

E il temporale… te lo ricordi? Ci colse tutti di sorpresa mentre Luciano suonava “Questo piccolo grande amore”. Ci fu un fuggi-fuggi generale e tu mi prendesti per mano e correndo ci riparammo sotto il portone della Giusy, bagnati fradici, col cuore a mille, almeno il mio.

Te lo ricordi l’imbarazzo del nostro silenzio? Io si. Era devastante nonostante il putiferio dei tuoni. Saltò persino la luce, e quando accadde ti avvicinasti, porgendomi il fazzoletto.

- Vuoi asciugarti un po’ i capelli? Stai gocciolando…- mi domandasti.

Io ti risposi di no senza guardarti e allora ti facesti più vicino e col fazzoletto mi asciugasti una guancia. Allora mi voltai e tu mi accarezzasti anche l’altra e mi sussurrasti: .

- Come sei bella, Olga…- e le tue labbra furono sulle mie. Gentili, morbide, calde mentre le tue braccia mi circondavano la vita e i nostri corpi, piano, si accarezzavano, timidi al primo contatto.

E mentre il temporale si allontanava Gigi e gli altri ci raggiunsero, e non impiegarono molto a capire ciò che era successo; ma gli adolescenti sono misteriosi, e per una sorta di tacita decisione ci ignorammo per una settimana, lasciando che le chiacchiere su noi fossero l’argomento preferito degli amici che volevano sapere e soprattutto volevano dispensare consigli.

Tutto così fino al giorno in cui mi chiedesti di venire a prenderti a scuola, dopo gli orali, perché volevi parlarmi.

La fine degli esami ti aveva reso euforico: continuavi a parlare, io continuavo a tacere. Andammo a mangiare un panino in centro e mi abbracciasti. Non ci fu più bisogno di nessu chiarimento: eravamo insieme.

Così cominciammo a disertare le serate con gli amici, al muretto. Bugie per starcene da soli a parlare e a darci baci, baci da non poterne più, di quelli che l’adrenalina la lasciavano nelle vene.

E ti ricordi cosa mi dicesti quella sera in cui tardai di mezz’ora il rientro ed ero preoccupata perché mio padre mi avrebbe rimproverata?

Dicesti: - Devo dirlo a tuo padre di stare tranquillo: tanto io ti sposo Olga…-

Passammo insieme un anno, tre mesi e sei giorni, prima che tu e i tuoi traslocaste a Torino, perché tuo padre aveva ottenuto il trasferimento. Te le ricordi le lacrime e le promesse?

E ora sono qui a seguirti col carrello della spesa, presa da ricordi lontani. Eppure sembra solo ieri. Ho anche pensato di speronarti, per guardarti negli occhi e scoprire se qualcosa di quell’estate è ancora viva dentro te. Ma mi sento una sciocca, così faccio dietro front ringraziandoti mentalmente per avermi fatto sorridere e all’improvviso ti sento:

- Olga…- mi giro col cuore che accelera e allora ti vedo che sorridi ad una bimbetta di cinque o sei anni dai capelli lisci e neri che tu prendi per mano e allora penso: chissà...

Giomiri 07/12/2010 18:35 1240

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.

I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.

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